I nostri fratelli inattesi by Amin Maalouf

I nostri fratelli inattesi by Amin Maalouf

autore:Amin Maalouf [Maalouf, Amin]
La lingua: ita
Format: epub
editore: La nave di Teseo
pubblicato: 2021-06-16T22:00:00+00:00


Terzo taccuino.

Ormeggi

Seguendomi in grandi folle, mi chiedono

Da che parte consiglio loro di andare.

Alcuni di loro vorrebbero ascoltare gli oracoli,

Mentre altri, afflitti da varie malattie,

Attendono da me una parola che li guarisca.

Empedocle, Purificazioni

Domenica 21 novembre

Non essendo riuscito ad andare a letto prima delle sette del mattino, mi sono alzato a metà pomeriggio. Così, proprio quando la mia amata ritrova il ritmo del sole, sono io che mi sfaso. Come se fosse necessario che, su questo piccolo pianeta chiamato Antiochia, ci fosse sempre un abitante in piedi.

Il problema, con questa inversione di orari, è che al mio risveglio comincia già a diventare buio. Non potermi immergere, corpo e animo, nel biancore del mattino mi provoca un malinconico terrore. Da domani cercherò di ritrovare i miei riferimenti e il mio respiro.

È l’oscurità che oggi pesa sul mio petto e altera fino a questo punto il mio umore, mentre ieri navigavo verso l’allegria? Forse. Ma è anche vero che il nuovo stato del mondo non lascia presagire un futuro luminoso. Se pure godo di quello che mi offre il momento presente, non posso tuttavia nascondere la cosa principale, che siamo diventati, i miei simili e io, un’umanità obsoleta, destinata all’estinzione culturale e morale, o almeno a un’emarginazione estrema. Forse otterremo dai nostri maestri qualcosa in cambio; ma con cosa mai un uomo potrebbe compensare la perdita della sua dignità?

Al mio risveglio, erano le quattordici passate, e Agamennone era a casa mia ad aspettarmi. Seduto in soggiorno, i piedi sul tavolino, la radio sulle ginocchia. Quando mi ha visto, si è alzato e si è tolto il berretto con educata precipitazione, piegando il capo.

“Vengo a chiedere asilo,” mi ha detto.

Per pronunciare questa frase, deve aver chiamato a raccolta, immagino, tutte le sue capacità di attore. Certamente ne ha, visto che da due anni interpreta il ruolo di modesto traghettatore, e che avrebbe potuto continuare a interpretarlo senza essere smascherato se il mondo non avesse conosciuto così tante turbolenze. Da parte mia, però, non riesco più a immaginarlo sincero. Ho visto, naturalmente, la sua casa saccheggiata e bruciata, la folla pronta a linciarlo, il che in teoria rende credibile e legittimo il suo bisogno di un rifugio. Allo stesso tempo, però, questo personaggio capace di affrontare una brigata intera, e i cui simili tengono i miei alla loro mercé, perché avrebbe bisogno della mia protezione? E se una folla vendicativa gli desse la caccia, come potrei io sottrarlo alla sua furia? Non verrei, piuttosto, linciato con lui? Gli ho fatto queste domande senza girarci intorno.

Non ha cercato di prendere tempo.

“Perdonami, Alec! Stavo scherzando nel chiederti asilo. Volevo solo scusarmi per essere entrato senza bussare, e per essermi comportato come se fossi a casa mia. Bisogna credere che sia diventato un personaggio sulfureo che nessuno può più frequentare restando impunito. Non rimarrò a lungo...”

“Puoi stare a casa mia tutto il tempo che vuoi, la gente dell’arcipelago non verrà a saccheggiare casa mia solo perché mi hai fatto visita. Non sono dei selvaggi, ma hanno paura. Mettiti al



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